L’alcol è una droga legale il cui abuso può provocare danni sia fisici che mentali. Oggi ne parliamo con Roberto, 28 anni romano, da 2 mesi in cura a Villa Maraini.

“Premetto che di carattere sono stato un bambino molto sensibile, lo dico perché soffrivo molto per le cose che mi accadevano, cioè anche per le cose che altri reputavano banali, io ne soffrivo.”

Roberto dall’età di 15 anni inizia a bere alcol, dapprima con gli amici la sera con quella che sembrava essere una modalità ricreativa, ma come accade spesso dopo pochi anni il consumo aumenta. A 17 anni inizia a lavorare e staccato dal lavoro, più precisamente già dalle 14, inizia a consumare fino alla sera. Poi l’orario si fa sempre più mattiniero fino ad arrivare ad un utilizzo continuo e costante ogni mezz’ora circa.

“Assumevo principalmente whisky accompagnato da molte birre che per me erano come l’acqua. Lo scopo era rimanere costantemente alticcio per consentirmi di essere a mio agio con gli altri. Nel tempo questo era sempre più difficile perché troppo alcol ti dà periodi di down sempre più lunghi e quindi cercai “l’aiuto” di altre sostante come la cocaina che mi aiutava a stare più up o psicofarmaci che mi calmavano se ero troppo fuori.”

Quando compie 20 anni Roberto conosce quella che diventerà la sua compagna. In quel periodo è parzialmente lucido perché a giorni di assunzione alterna periodi di stop nascondendo alla compagna e alla sua famiglia il problema.

“Riesco a gestire la cosa fino a quando la mia ragazza non rimane incinta e partorisce un figlio con una seria patologia. La cosa va oltre la mia capacità di gestire in modo sano il problema, così inizio a fare un vero e proprio abuso. Questo comporta anche problemi con la giustizia e così tutti scoprono la mia condizione. Molte le promesse che faccio agli altri e me stesso. Riesco anche a smettere con la cocaina e psicofarmaci, mi sento più forte, ma l’alcol è più subdolo, non lo puoi smettere così facilmente, anche perché lo puoi consumare con gli altri in pubblico e lo trovi ovunque, anzi molti ti invitano a bere come momento di svago.”

Iniziano per Roberto i primi reati fatti così, senza un motivo preciso, perché lavorando non ha problemi economici che li giustifichino.

“Una volta ero decisamente ubriaco, finisco la benzina alla macchina, per cui decido di rubare un motorino solo per tornare a casa. Così senza un perché, ora ripensandoci mi sembra così assurdo!”

Ma un fatto cambierà la sua vita e lo porterà a decidere di entrare in un percorso di cura…

“Un giorno mi sveglio a casa e mi trovo segni di colluttazione addosso, sono sporco di sangue oltre che con lividi sul corpo. Suonano alla porta è la polizia e seppur non ricordassi nulla, capii di aver fatto qualcosa che non andava”.

Roberto aveva aggredito un suo amico d’infanzia per una banale lite e lo aveva lasciato a terra in fin di vita.

“Da quel giorno ho capito di essere fuori controllo e che dovevo curarmi. Aveva vinto l’alcol, si era impadronito di me e non potevo farcela da solo, per cui sono andato su internet ed ho iniziato a cercare, ho trovato Villa Maraini ho chiamato e chiesto aiuto.”

Roberto è stato subito accolto al Centro di Prima Accoglienza ed ora si trova nella media soglia  SPOT per lavorare sulla sua motivazione utile e necessaria per fare lo step successivo ed  entrare in Comunità, dove poter affrontare un percorso di cura più strutturato.

“Vorrei avere una vita normale in cui sentirmi a mio agio in mezzo alla gente anche senza alcol. Voglio che gli altri incontrandomi per strada non abbiano paura di me, ma mi considerino una brava persona, come sono da sobrio. Poi su tutto vorrei tornare ad essere un buon padre per mio figlio al quale vorrei essere più vicino, dargli qualcosa in più, aiutarlo a migliorare il suo stato.”

Questa storia testimonia di come l’alcol possa essere una potente sostanza di abuso anche se socialmente accettata e facilmente reperibile.

“Non si deve sottovalutare i propri stati d’animo e bisogna farsi delle domande: il bere aiuta ad alleviare le mie problematiche? Se sì, bisogna correre ai ripari. Ma penso che questo che dico non serva a nulla perché io non avrei mai ascoltato questo suggerimento, anzi avrei preso in giro chi mi avesse messo in guardia. Ho dovuto fare i danni prima di capire che avevo un problema e non lo auguro a nessuno. Mi auguro che chi leggerà questa storia possa fermarsi prima.”

a cura di Stefano Spada Menaglia

Area Comunicazione Fondazione Villa Maraini ONLUS