Gli utenti del servizio SPOT di Villa Maraini-CRI, hanno partecipato alla proiezione del film “The whale” al Cinema Troisi di Roma, con il quale abbiamo stipulato un accordo di collaborazione.
La trama: Il film diretto da Darren Aronofsky, racconta la storia di Charlie (Brendan Fraser), un professore d’inglese che soffre di grave obesità e vive recluso in casa. Ha perso ogni rapporto con il mondo esterno, compreso il legame con la figlia adolescente, Ellie (Sadie Sink), che non vede da diversi anni. L’unica persona che Charlie frequenta è Liz (Hong Chau), l’infermiera che lo aiuta con le medicazioni e le cure. Dopo una diagnosi che attesta che a Charlie resta poco tempo da vivere, l’uomo decide di riallacciare i rapporti con la figlia, per cercare un’ultima possibilità di riscatto. La presenza di nuove persone – e soprattutto di Ellie – nella vita di Charlie porterà l’uomo a scavare nei propri ricordi e nei traumi che lo hanno portato a essere chi è oggi.
Al termine della proiezione si è svolto a Villa Maraini-CRI un gruppo terapeutico per parlare proprio del significato che gli utenti in cura hanno riscontrato nel film.
Sergio racconta che: “Ci sono nate una serie di riflessioni e parallelismi tra Charlie, personaggio principale, un obeso con una dipendenza patologica da cibo e noi utenti che soffriamo di dipendenza patologica da sostanze. Abbiamo quindi empatizzato con Charlie, nonostante all’inizio risulti sgradevole, per alcuni racconti di vita: marito e padre, ad un certo punto della sua vita decide di abbandonare la famiglia per scappare con un suo studente. Anche molti di noi hanno problemi con i figli, mogli/mariti e parenti in genere per colpa della droga, quindi sappiamo il dolore che possiamo aver generato e da qui la condanna del suo comportamento. Ma poi mano a mano che il racconto va avanti, si scopre di come la vita di Charlie, come le nostre, ha preso una piega complicata e dolorosa, così la nostra empatia è salita. Infatti perderà in maniera tragica il compagno, cosa che renderà la sua vita un qualcosa di insopportabile, come quando la droga ti porta al fondo, poi la mancanza del rapporto con la figlia, i rimorsi verso la ex moglie e la malattia allo stato terminale lo portano a tal punto, da abbandonarsi alla scelta del suicidio.”
Interviene Sandra che aggiunge: “Praticamente lui soffoca il dolore di vivere con l’abuso di cibo, problema molto diffuso negli Stati Uniti, cosa che noi abbiamo fatto con la droga e/o l’alcol. Lui, come noi, si vede brutto fuori e dentro, pentito delle scelte sbagliate e pieno di rimorsi. Ma poi reagisce e cerca di mettere ordine nella sua vita “sfruttando” bene l’aiuto di chi glielo offre. Come noi qui a SPOT che stiamo cercando di usare bene il tempo passato a Villa Maraini, accettando l’aiuto che ci viene dato da operatori, medici e psicologi, qui a Villa Maraini-CRI per cambiare vita e superare le difficoltà, senza la maledetta droga.”
Prosegue Sergio: “Quindi il tema che è stato più dibattuto nel gruppo di commento al film, è stato proprio quello della cura: fatta di alti e bassi come succede a noi, ma che ti permette attraverso il supporto di chi ci assiste, di cambiare attitudini di vita. Penso che i parallelismi con il personaggio principale siano finiti qui, perché lui sceglie di morire, noi invece siamo in cura perché vogliamo vivere, liberi dalle sostanze e dal condizionamento di vita che ti creano. Vogliamo recuperare il rapporto con i familiari, ma non per morire sereni, bensì per goderceli finalmente! Quindi nel gruppo è emerso che ci sono delle similitudini tra Charlie e noi, ma il finale sarà diverso.”