Alle Nazioni Unite lancio del Manifesto umanitario

Rome Consensus 2.0

Uno strumento per affrontare il problema della tossicodipendenza per il prossimo decennio

 

Il 4 marzo all’ONU nella sede di Vienna, è stato presentato il Manifesto politico “Rome Consensus 2.0, per una nuova politica umanitaria sulle droghe, un appello lanciato da parte di esperti, leader del settore e Società Civile rivolto a tutti i governi per compiere passi chiari e urgenti sul problema delle tossicodipendenze a tutela dei diritti e della salute dei tossicodipendenti. Un appello che propone soluzioni pragmatiche, replicabili, basate sulle evidenze scientifiche in grado di gestire con maggior umanità ed efficacia i trend crescenti di abuso di sostanze, per rispondere ai trattamenti inumani verso chi ne fa uso e per ridurre le numerosissime morti connesse:

-nel mondo 585.000 decessi solo nel 20171, in Italia nel 2018 sono stati 564(quelli registrati).

Nell’ambito della 63esima Commissione Stupefacenti dell’UNODC (Agenzia dell’ONU su droga e la prevenzione del crimine), nel corso di un evento istituzionale è stato lanciato il Manifesto Rome Consensus 2.0, promosso da Villa Maraini, Croce Rossa Italiana e Federazione Internazionale della Croce Rossa/Mezzaluna Rossa, con  alcune ONG americane che si occupano di  tossicodipendenza in chiave umanitaria.

All’evento hanno aderito a sostegno di questa iniziativa anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dell’UNODC e il Governo Italiano tramite la sua Rappresentanza alle Nazioni Unite di Vienna.

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“Questo Manifesto propone misure essenziali che Governi e società civile possono adottare per migliorare le condizioni di coloro che sono malati per la droga. Punizione e terapia non possono coesistere. Solo la terapia, nel suo lungo corso, migliora le condizioni di vita di chi diventa patologico a causa delle sostanze. Le possibilità di guarire dalla dipendenza è direttamente proporzionale al tempo trascorso in terapia” ha ricordato Massimo Barra nel corso dell’evento.

Villa Maraini ha anticipato di gran lunga le misure terapeutiche umanitarie che oggi la scienza propone attraverso le linee guida delle Nazioni Unite. Ma soprattutto è stata la prima a scendere in strada, rischiando molto, per mettere in pratica le misure necessarie a salvare vite umane che oggi chiamiamo di riduzione del danno. Sono almeno 30 anni che conosco Barra e siamo ancora qui a ricordare al mondo che c’è un gran bisogno di umanità per affrontare il fenomeno della tossicodipendenza. I malati di vulnerabilità sono le persone a cui si rivolge questo Manifesto, e parte di questa società vulnerabile, problematica, emarginata sono le persone tossicodipendenti che Massimo chiama malati per la droga” spiega nel suo intervento Gilberto Gerra, Capo del Dipartimento Prevenzione e Droga dell’UNODC.

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Il Capo dell’Associazione della Polizia americana che collabora con le comunità per tossicomani, Jac Charlier, ha affermato che “un elemento essenziale per tutelare le persone tossicodipendenti in America, è il coinvolgimento delle Forze dell’Ordine che operano tutti i giorni in strada per praticare la riduzione del danno. Educarli a trattare un caso di overdose oppure a proporre ai tossicomani dei percorsi di cura al posto della detenzione, rappresentano misure rivoluzionarie per aumentare l’accesso alle terapie e diffondere un’attitudine umanitaria e non violenta al problema. In America la chiamiamo pre-arrest deflection. Un’opportunità senza precedenti per chi commette reati minori legati all’uso e consumo di sostanze, che necessitano di cure e non di detenzione forzata”.

Nel Manifesto si propone di:

Eliminare barriere legali, politiche e sociali che ostacolano l’accesso ai servizi di salute mentale e di cura per chi fa uso di droghe.

Accettare l’esistenza di cittadini che fanno uso e abuso di sostanze senza stigmatizzare e/o punire.

Attuare misure alternative al carcere (come la “deflection” e la “diversion”), che coinvolgano in prima persona le Forze dell’Ordine, al fine di intervenire in caso di overdose per strada (come negli USA) ed educarli a indirizzare i tossicomani nei centri di cura come alternativa efficace alla detenzione.

Garantire che la risposta dei governi sia non violenta e che rispetti i diritti e la dignità umana.

Rafforzare le attività di prevenzione, riduzione del danno, di cura e recupero.

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271 milioni di persone, ovvero il 5,5% della popolazione mondiale di età compresa tra 15 e 64 anni, utilizzano droghe, mentre in Italia nel 2018 il 25,60% dei giovani ha usato sostanze. Nel mondo 35 milioni di utilizzatori di sostanze sono da considerarsi patologici. Su più di 10 milioni di persone in carcere nel mondo circa 1 su 5in Italia il 69,4% dei detenuti, stanno scontando condanne legate a reati per droga. Inoltre si stima che circa 1/3 delle persone in carcere abbia usato droghe almeno una volta durante la detenzione.

Io sono, come si dice, l’esempio vivente di come queste politiche umanitarie, possano salvare le persone e cambiargli la vita. Da eroinomane carcerata e sieropositiva, grazie a Villa Maraini e alla Croce Rossa, ho recuperato la mia vita e ora aiuto gli altri tossicodipendenti a cambiare la loro.” Daniela operatrice sociale di Fondazione Villa Maraini-CRI, ha raccontato la sua difficile storia durate l’evento, per far capire che un’alternativa più efficace alla violenza e alla repressione c’è.

Massimo Barra, nel suo discorso in plenaria, davanti ai rappresentanti di tutti gli Stati Membri dell’ONU, spiega: “per fare la differenza dobbiamo ridurre gli effetti collaterali causati dalla criminalizzazione sociale, legale e culturale dei tossicomani diffusa ancora in troppi paesi del mondo. Anche fare silenzio su questo fenomeno significa avallare la stigmatizzazione delle persone che usano droghe o vivono con malattie infettive, legittimando i casi di violenza e maltrattamento che subiscono ogni giorno. Violenza e terapia non possono funzionare insieme”.

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[1] fonte UNODC;

[2] fonte Dipartimento Politiche Antidroga – Italia