Giornata a Villa Pamphili per gli utenti del Servizio Psicoterapeutico Osservazione e Trattamento (SPOT) per sviluppare un lavoro di team building, rafforzando il senso del gruppo terapeutico anche in un contesto extra-terapeutico. In questo contesto si inserisce la storia di Matteo, utente in cura da un mese, 25 anni, abusatore di cocaina, che ha iniziato il suo rapporto con le sostanze ad 11 anni con la cannabis, per poi approdare a 15 anni all’abuso di un mix di sostanze diverse come psicofarmaci, acidi, MDMA, oppio e per finire cocaina. In cura da un mese a SPOT, Matteo viene coinvolto nella gita a Villa Pamphili, ma in un primo momento non vuole andare, perché:

Da un anno non andavo nei parchi, per una delusione amorosa avuta con la mia ex, con la quale avevo avuto le prime esperienze amorose proprio in un parco, ma che poi, una volta scoperto che mi aveva tradito, mi aveva spinto a tornare nel parco ma a fumare cocaina per soffocare la sofferenza. A convincermi di partecipare, sono stati 2 ragazzi in cura come me a Villa Maraini-CRI, usando l’argomento che avrei potuto farmi nuovi ricordi, bei ricordi, che avrebbero cancellato quelli negativi. Già nel tragitto verso il parco ero in ansia, ricordando la delusione amorosa e la sensazione che mi aveva provocato fumare la cocaina. Appena entrato nel parco mi sono subito isolato, sotto un albero da solo, rifiutandomi di andare a magiare con gli altri e partecipare alle attività, assorto solo nei miei pensieri negativi.  

Poi però sia vedere che gli altri si stavano divertendo a fare giochi a scherzare, che grazie ai molti che venivano a parlarmi chiedendomi di partecipare, mi sono sforzato e ho deciso di provarci, accettando l’invito a partecipare. Ovviamente mi sono divertito, superando le esperienze negative, tanto da accettare poi l’invito di mio padre, di qualche giorno dopo, a passeggiare proprio in un parco, per chiedermi cose stessi dopo l’inizio della terapia. Ero lì che passeggiavo e ridevo dentro, pensando alle gare che avevamo fatto con gli altri, al gioco del ruba bandiera e tutto il resto, come se avessi iniziato ora a godermi quei momenti di svago, che la mia infanzia infelice non mi aveva dato la possibilità di avere. Mio padre, adottivo, aveva provato in tutti i modi a tirarmi fuori dal mondo delle sostanze, mi portava a giocare a calcio oppure a biliardo insomma ce l’aveva messa tutta ma non ci era riuscito, ero troppo malato.  

Quando poi ho detto che volevo venire a curarmi Villa Maraini-CRI e che avevo necessità di stare anche a dormire per evitare tentazioni, è stato felicissimo, perché ha capito che volevo veramente superare il problema. Ecco, il sostegno della famiglia e dei compagni di percorso di cura è fondamentale per superare la dipendenza da sostanze, come è fondamentale il fidarsi degli operatori e psicologi che ti hanno in cura. In generale infatti prima non avevo fiducia negli altri per delusioni sia con amici che con le fidanzate, questo mi aveva portato ad isolarmi e superare la cosa usando sostanze. Drogarmi mi aiutava sia a liberarmi la mente, ma soprattutto a cercare di avere più coraggio nei rapporti con gli altri, a cercare di essere più eloquente con le persone che però, per il fatto di essere “fatto”, non mi capivano quando gli parlavo. Avendo avuto un’infanzia difficile non ero abituato al divertimento sano con gli amici, avevo iniziato a 11 anni ad usare sostanze, pensavo che il divertimento fosse legato solo a quello, come gli stessi rapporti interpersonali che cercavo di avere dandomi coraggio con la sostanza. Tutto sbagliato tutto da rifare, ma nonostante sia solo un mese che sono in cura, già vedo tanti progressi, che mi incoraggiano ad andare avanti, nella ricerca di quella serenità lontano dalla sostanza, riprendendo fiducia in me stesso e nelle persone che mi vogliono aiutare. Ho superato già tante paure grazie alla mia terapeuta Valentina, infatti fino a poco tempo fa quando dovevo parlare nei gruppi di terapia, mi veniva un tremore dall’ansia, cosa che ora ho superato, capendo che qui nessuno mi sta giudicando ma che siamo tutti sulla stessa barca, remando verso la felicità. 

Per il futuro, essendo stato un manager di un ristorante, vorrei aprire un’attività mia, che mi tenga lontano dalla possibilità di ricadere, perché sono consapevole che la sostanza non smetti mai di pensarla, anche se, ad oggi, quando sento la parola Cocaina, ho un rifiuto quasi un disgusto, ma non canto vittoria così presto, perché so che è una malattia insidiosa la mia e che l’idea della sostanza non mi abbandonerà mai, sarà lì ad insidiarmi, ma io sarò strutturato per resistere.”

 

 a cura di Stefano Spada Menaglia

Area Comunicazione Villa Maraini-CRI