Arrivata via mail la richiesta di aiuto di una madre disperata, per l’abuso di cannabis del figlio, indirizzata a Massimo Barra, che poi ha incontrato di persona la Signora Maria Grazia. per cercare di supportarla, ma soprattutto indirizzarla al nostro servizio TIA dove si svolge un gruppo specifico per genitori i cui figli non intendono smettere di utilizzare sostanze:
“Buongiorno Dottor Barra, sono la madre disperata di un ragazzo di 21 anni che dall’età di 16 anni fa uso di marijuana e hashish. Attualmente il consumo credo sia sulle 2/3 canne al giorno ma vedendolo meno assiduamente rispetto a prima (si trova infatti a Milano per studio) temo che potrei anche sbagliarmi in difetto. Vorrei parlare con qualcuno di questa situazione, vorrei che qualcuno mi aiutasse, perché in certi momenti vorrei sparire, morire, per non vivere anni e anni di sofferenze sue e mie. Vorrei che nessuno mi dicesse più che queste droghe, le cosiddette leggere, non fanno male e non danno dipendenza. Mio figlio, rispetto al passato, è un’altra persona, totalmente!
Pensa solo a quello, esce solo per procurarsi il fumo e per fumarselo, visto che a casa io non glielo permetto.
A questo poi va aggiunta una scarsa socialità, assenza totale e assoluta di relazione sessuali e sentimentali e infine, ma non meno importante, ore ed ore di utilizzo compulsivo del cellulare. Sento dire che non bisogna parlare di droga, che la droga è una categoria morale, che esistono le droghe e che non tutte sono uguali.
Io direi che anche le persone non sono tutte uguali!
Non è forse soggettivo l’approccio alle droghe e conseguentemente l’entità del danno che se ne riceve?
Ma quando si parla dei danni che queste provocano, non bisognerebbe soffermarsi anche sulle alterazioni caratteriali, sugli stili di vita così come sulla totale compromissione dei rapporti famigliari?
Non sono danni anch’essi?
E non basta forse la marijuana per provocare tale subbuglio?
Spero che qualcuno raccolga la mia richiesta, ne ho bisogno…per carità, io come tanti, lo so bene! Peraltro questa è la seconda volta che la droga impatta nella mia vita: la prima ha a che fare con il mio ex datore di lavoro, un uomo che stimavo molto e che ora non c’è più.
La prima volta che ho sentito parlare della Sua fondazione fu proprio da lui, tanti anni fa.
Si chiamava Piero, forse lo ricorderà.
Grazie Dottor Barra, anche solo per questo spazio dove alle 4 di mattina, dopo una notte d’inferno, ho potuto lasciare un messaggio.
Un saluto Maria Grazia”