2 anni nei luoghi della prostituzione, per fare la differenza.

Fondazione Villa Maraini Onlus

con il sostegno dei volontari di

 Croce Rossa Area Metropolitana di Roma

Premessa e cenni storici

Da 25 anni Villa Maraini, assieme ai volontari della Croce Rossa Area Metropolitana di Roma, svolge in strada, attività di riduzione del danno e dei rischi da malattie infettive, tra la popolazione tossicodipendente della Capitale, riducendo drasticamente il rischio di contagio da virus oltre che di morte da overdose. La conoscenza profonda della vita e del lavoro di strada da parte degli operatori dell’Unità di Strada ha dato vita nel 1994 ad un progetto pilota di intervento e tutela per le persone che si prostituiscono nelle strade di Roma: un progetto pionieristico per l’epoca in cui fu fatto. Il ruolo delle squadre di operatori e volontari che si recavano in strada di notte era quello di conoscere le singole persone e le loro storie, creando un aggancio attraverso un questionario e una chiacchierata. A differenza di 23 anni fa, oggi siamo in grado di somministrare test rapidi per individuare il virus dell’ HIV ed Epatite C, in maniera gratuita a tutte le persone che incontriamo per strada, ottenendo il risultato in soli 15 minuti. Questa evoluzione del progetto è stata stimolata dalle nuove scoperte scientifiche che consentono di eradicare l’Epatite C, virus silente e maggiormente diffuso rispetto all’HIV. Come noto, sono quasi inesistenti programmi a livello di sanità pubblica di prevenzione a favore della popolazione che si prostituisce. Infatti, gran parte delle Sex Workers incontrate, soprattutto le più giovani, non avevano mai fatto un test. Elevato il livello di ignoranza, in questa popolazione vulnerabile, rispetto ai diversi tipi di malattie sessualmente trasmissibili ed ai percorsi di cura disponibili. Gran parte delle Sex Workers sono straniere e non sanno a chi rivolgersi, e qualora lo sappiano, sicuramente il costo delle analisi del sangue, del tampone e dei medicinali, non gli dà accesso al percorso di cura. Attraverso questo progetto non offriamo solo il test gratuito, ma garantiamo anche l’inserimento in un percorso di cura attraverso un protocollo d’intesa con il Reparto Malattie Infettive del Prof. Andreoni presso il Policlinico di Tor Vergata. Tutto questo al contrario di quanto si possa pensare in un primo momento non va solo in favore delle Sex Workers ma di tutta la popolazione, infatti sono circa 9 milioni  i clienti italiani. I primi riscontri che abbiamo ottenuto ci dicono che esiste una disponibilità concreta da parte delle persone che incontriamo a lasciarsi avvicinare e testare, sfatando il pregiudizio che si tratti di persone poco raggiungibili, cosiddetti Hard to Reach.

Tempi, luoghi ed équipe

 Il giorno di uscita stabilito è il venerdì, sia di mattina che pomeriggio e sera. Il territorio viene costantemente mappato e questo ha consentito di avere padronanza delle varie zone di Roma e dintorni. Ogni zona viene ripercorsa alla distanza temporale di circa tre mesi, a meno che non ci siano emergenze o richieste particolari. L’équipe della Fondazione è costituita da operatori sociali, medici infettivologi e psicologi, tirocinanti, adeguatamente formati e preparati al lavoro attraverso appositi training.

Per le uscite serali, l’appuntamento è alle ore 21,00 difronte al padiglione Maraini. In questo momento si svolge anche il briefing con i volontari di Croce Rossa Roma, che affiancano il Camper con un’auto di servizio. I materiali necessari al servizio, oltre ovviamente ai test rapidi, sono i questionari cartacei, con domande diversificate e svariati materiali di informazione e profilassi.

Area Europa dell’Est

Le prostitute tendono a raggrupparsi, generalmente, in base a criteri di omogeneità di provenienza, oltre che gerarchici: in ogni gruppo di solito è presente una ragazza più adulta ed esperta, che ha il ruolo di istruire e tutelare le altre, più giovani ed inesperte. Molte ragazze sono provenienti dai paesi dell’Est Europa, in particolare dalla Romania. Per questo specifico sottogruppo, è emerso come tendenzialmente il livello d’istruzione sia di norma medio alto: capita spesso di incontrare ragazze laureate, anche in ambiti sanitari. Sono abbastanza attente al loro stato di salute, capita rifiutino il test perché già fatto da poco tempo, anche nel loro paese di origine, dove tendono a fare analisi complete ed approfondite, visti i costi inferiori all’Italia. La maggior parte di loro parla fluentemente l’italiano, oppure comunica in inglese. Il loro atteggiamento è di solito molto disponibile, curioso e positivo, sia verso l’équipe che verso i test e l’idea di prevenzione e trattamento. Molte di loro, seppur giovani, hanno già dei figli, che di solito si trovano in Romania, accuditi dai nonni. Sono ragazze che mostrano forte determinazione, ma anche desiderio di dialogo e vicinanza: spessissimo infatti, nell’attesa del risultato, quando possibile si fermano a parlare, chiedono consigli, raccontano qualcosa di sé.

Area Nigeria

Le ragazze nigeriane, invece, hanno maggiori problemi di comunicazione, in quanto molto spesso non parlano né inglese né italiano. Sono anche loro molto giovani, forse minorenni, ma rispetto alle ragazze rumene sono meno attente alla loro salute, e spesso riferiscono di non avere contatti con strutture sanitarie, nemmeno in caso di bisogno e di non usare sempre il preservativo. Quando sono in grado di raccontare qualcosa di se stesse, spesso dicono di prostituirsi per ripagare debiti contratti, anche con chi le ha fatte arrivare in Italia illegalmente. Sono più spaesate e sembrano maggiormente esposte ad aggressioni.

Transessuali

Le persone transessuali sono prevalentemente provenienti dal Sud America, in particolare dal Brasile, e risultano essere la popolazione maggiormente colpita da Hiv e Hcv finora nel campione testato. Sono persone tendenzialmente molto esuberanti e disponibili al dialogo sia quando fanno i test sia quando si relazionano all’équipe. Molti di loro sono estremamente preoccupati rispetto all’esito dei test, riferendo di non usare frequentemente il preservativo, cedendo alle pressioni dei clienti. Molto spesso sono sprovvisti di documenti regolari e questo rende maggiormente difficile l’accesso alle cure specialmente in caso di positività. Rispetto alle ragazze sono maggiormente inclini ad usare sostanze e meno attenti nella cura della propria salute.

 

 

 

Differenze tra Sex Workers e rapporti con l’equipe

Alcune differenze tra prostitute e transessuali sono date in primis dal fatto che le ragazze tendono spesso a cambiare zona di lavoro, mentre i gruppi di persone transessuali tendono ad essere più stanziali; inoltre le ragazze che si prostituiscono sono quasi sempre oggetto di episodi violenti, come violenze sessuali, percosse, rapine, cosa che invece non accade ai transessuali. In generale non ci sono stati mai problemi con i protettori dei Sex Workers. E’ capitato che ci sia stato detto che dovevano chiedere telefonicamente ad un “amico” se potevano fare i test rapidi, ma le reazioni sono state sempre positive.Viene riconosciuto il valore del servizio, molte di loro ci ringraziano e si complimentano perché: “portate l’ospedale proprio davanti al nostro naso”. Oltre all’indubbia utilità dell’azione preventiva, i sex workers apprezzano molto il clima presente nel Camper, la modalità relazionale dell’équipe, che crea una vicinanza pur rispettando la giusta distanza. L’efficacia degli interventi è dovuta anche alla capacità di ascolto mai invadente, al senso di accettazione che viene veicolato, al rispetto e alla dignità non giudicante che queste persone sentono immediatamente e che permette loro di sperimentare un’esperienza di sicurezza riparativa.

Come si procede in caso di positività

In caso di positività scoperta durante i test rapidi a bordo del camper, vengono prese le generalità e i recapiti, in modo di non perdere l’aggancio in un momento così delicato, e l’équipe mantiene il contatto finchè la persona si reca al Policlinico Universitario Tor Vergata, reparto di malattie infettive, all’interno del quale lavorano medici in rapporto diretto con la Fondazione. È stato creato un canale preferenziale, per cui se la positività è stata scoperta venerdì sera, già lunedì mattina è fissato un appuntamento entro le 11.00, in cui la persona viene visitata e le viene spiegato tutto il percorso di cura cui si dovrà sottoporre.  Spesso avviene che, grazie al sostegno ed alla presa in carico sollecita e tempestiva, la persona possa curare anche altre malattie che magari non sapeva di avere, eradicandole. Ridurre lo stress dei sex workers, specialmente se non sono abituati a prendersi cura della propria salute, ha un ruolo fondamentale, perché se così non fosse rimarrebbero indiscutibilmente soggetti ‘hard to reach’, ossia difficilmente raggiungibili. Finora la compliance delle persone positive ad Hiv e/o Hcv che sono arrivate al Tor Vergata è stata ottima, testimonianza che la sensibilità del personale medico ed infermieristico ed il canale diretto con la Fondazione riescono a contenere e gestire le situazioni delle persone che finalmente hanno occasione di curarsi.

L’esperienza raccontata dall’equipe

“Un momento indimenticabile è stato la prima volta che una transessuale mi ha chiamata per nome. Ricordo benissimo che ero seduta a controllare i questionari, ero assorta nei miei pensieri, quando ho sentito chiamare il mio nome. Eravamo sulla Via Palmiro Togliatti, ed era la seconda volta che ci andavamo. La prima volta ricordo perfettamente che avevamo testato questo gruppo di transessuali, fra cui lei, con cui avevo parlato di più. Mi ero presentata, l’avevo ascoltata, avevamo scherzato insieme. Io la ricordavo benissimo, ma non avrei mai pensato che, a distanza di mesi, sarebbe stata lei a ricordarsi di me, chiamandomi per nome. In quel momento ho compreso che il lavoro che facciamo non è soltanto prevenzione e cura, ma è un vero e proprio incontro, che resta e rimane, perché si costruisce qualcosa in questi incontri.”

Daniela Masci, Operatrice Sociale Fondazione Villa Maraini Onlus

“Sono rimasta profondamente colpita dal modo in cui alcune ragazze parlano del proprio lavoro. La forza che dimostrano, la speranza che possa essere una fase transitoria, finalizzata a mettere da parte i soldi necessari, per prendersi cura della propria famiglia e dei figli. Una di loro un giorno mi ha raccontato di aver quasi raggiunto la somma necessaria per pagarsi il master che voleva fare in Romania e a breve se ne sarebbe andata. Onestamente, non avrei mai immaginato che potesse esserci questo risvolto, che si potesse affrontare lo squallore della strada, per qualcosa di migliore e di importante. Ho pensato che anche senza avere nessun pregiudizio, comunque ognuno di noi, ha delle categorie interiorizzate, talmente potenti, che possono condizionare il nostro modo di leggere la realtà, prima di averla davvero ascoltata.”

Beatrice Coladarce Operatrice Sociale Fondazione Villa Maraini Onlus

“E’ molto emozionante tornare in una strada dove siamo già stati, magari mesi fa ed essere proprio fisicamente abbracciati, da chi si prostituisce, proprio lì giorno e notte. È bello vedere il sorriso con cui veniamo salutati, le mani alzate che ci accolgono come fossimo dei vecchi amici che si rincontrano.”

Anna Peconi Operatrice Fondazione Villa Maraini Onlus e Volontaria Croce Rossa

“Comunicare una positività ad un test, è un momento estremamente delicato, denso di emozioni potenti, non solo per la persona ovviamente, ma anche per noi. Le volte in cui abbiamo dovuto dare questa notizia, mi sono resa conto di quanto fosse importante aver creato un clima di fiducia, una vicinanza intuitiva ed innata, che soltanto chi vive nella discriminazione riesce a stabilire nel momento in cui si sente accettato ed accolto. Poter essere vicini nel momento in cui la persona scopre di essere entrata in contatto con i virus, accogliere il suo dolore ma anche elaborarlo insieme, è un momento di un’umanità talmente potente che non può essere dimenticato. Alcune persone rimangono in contatto con noi, tenendoci aggiornati sul loro iter di cura e sul loro stato di salute. Anche nel sapere una brutta notizia mostrano una enorme gratitudine nei nostri confronti, e usano il coraggio che proviamo a trasmettere per prendersi cura di sé.”

Laura Rosi, Psicologa Fondazione Villa Maraini Onlus

 

“La possibilità di essere un punto di riferimento per persone che sono profondamente sole e che per molte ore al giorno si concentrano sul dare piacere a sconosciuti, a diventare quello che l’altro vuole, a soddisfare fantasie e richieste, con il rischio di dimenticarsi di se stesse. Ricordare loro che sono importanti, che hanno valore come persone e che non devono dimenticare di avere cura della loro salute, ma anche della loro anima. Questo mi spinge a uscire in strada ogni venerdì.” Giancarlo Rodoquino, Responsabile Unità di Strada Fondazione Villa Maraini Onlus

IN CONCLUSIONE si può dire che è bello potersi sentire vicini, anche se per pochi minuti, a chi di solito conosce solo la brutalità dell’altro, questo rende coscienti del fatto che si può fare la differenza. La consapevolezza di non poter cambiare le cose, di non poterne radicalmente sovvertire l’ordine anche se lo si vorrebbe tantissimo, anziché creare solo frustrazione, permette di sperimentare un vissuto di creazione di senso, creazione di continuità rispetto ad una parte di mondo e di realtà che altrimenti andrebbe sparendo, come la cenere che al mattino viene soffiata via dal vento, di quel che resta dei falò ai semafori di viale Marconi. Indossare la pettorina con i loghi di Villa Maraini e Croce Rossa, significa portare un messaggio non solo concettuale ma un concreto aiuto, una possibilità di soluzione, un superamento della paura e dell’abbandono, senza strumentalizzazione ideologica o teorica. Quando il servizio finisce, prima di rientrare a Villa Maraini, ci fermiamo sempre al bar, anzi, per la precisione, al maritozzaro vicino alla Stazione Trastevere. È un momento molto bello, a cui non vogliamo rinunciare, nonostante la stanchezza o il freddo. Siamo tutti insieme, un’équipe affiatata che non perde mai la voglia di sorridere, anche se la situazione nella notte sia stata dura e ognuno di noi vorrebbe tornare a casa, nel proprio letto caldo. Ma quello è un momento che scegliamo per noi, per raccontarci un pochino di più chi siamo, per dividerci il peso di qualche momento difficile, ricordando che siamo insieme e che solo così possiamo fare un buon lavoro. È un momento di cui tutti noi abbiamo bisogno e ogni venerdì sera ce lo concediamo, perché essere un gruppo affiatato permette di capirsi con uno sguardo, e imparare a volerci bene ci permette di fare un lavoro migliore.

Si ringrazia Massimo Barra per l’ideazione della campagna Meet Test & Treat,

l’Unità di Strada e l’Unità HIV della Fondazione Villa Maraini ONLUS per aver reso possibile la realizzazione del progetto, ed in particolare per il loro impegno in strada:

Anna Peconi; Alessandro Cavasio; Beatrice Coladarce; Carlo Attanasio; Caterina Testa; Daniela Masci; Daria Novarini; Elisabetta Teti; Fabrizio Impecora; Giancarlo Rodoquino; Giorgia Ranieri; Giulia Pace; Giulia Vernazzangeli; Giulio Marasca; Laura Rosi; Matteo Palma; Paolo Cirillo; Simone Mazzocchi; Tania Di Giovanni; Teresa Giovanniello; Ylenia Raia.

La Presidente della Croce Rossa di Roma, Debora Diodati e tutti i volontari coordinati da Paolo Parisse.

Progetto Meet Test & Treat a cura di: Mauro Patti, Desk tossicodipendenze e Malattie Infettive di Croce Rossa Italiana

Elaborazione Dati: Elisabetta Teti, Medico Infettivologo di Villa Maraini

Coordinatore del progetto Meet Test & Treat: Giancarlo Rodoquino, Responsabile Unità di Strada di Villa Maraini

Testo a cura di: Laura Rosi, Psicologa e Operatore di Villa Maraini

Comunicazione campagna: Stefano Spada Menaglia, Communication Officer and Social Media Manager di Villa Maraini