Il racconto di due degli utenti in cura al Servizio Psicoterapeutico Osservazione e Trattamento (SPOT) che hanno svolto, insieme al resto del gruppo, una visita culturale nella zona Aventino di Roma iniziando il percorso dal Roseto Comunale, essendo periodo di fioritura, passando poi per le più significative Chiese dell’Aventino e finendo al Cimitero Monumentale Acattolico della Capitale.

Non credevo che una semplice visita culturale potesse significare tanto per il gruppo, cioè venivamo da una settimana molto difficile in cui c’erano state ricadute e discussioni tra noi, ma questo vederci fuori dal luogo di cura in un contesto così particolare ci ha aiutato a sanare le incomprensioni.” Spiega Francesco, 28 anni, in cura da fine febbraio a Villa Maraini-CRI, per abuso di eroina e cocaina, iniziato all’età di 18 anni.

Penso che siano fondamentali queste uscite, sia per alleggerire la pesantezza del lavoro terapeutico, che per superare il senso di costrizione che molti vivono, magari perché inviati dai magistrati a Villa Maraini, per finire di scontare la pena nel tentativo di curarsi dalla dipendenza patologica, che li ha portati ad avere problemi giudiziari.” Interviene Giuseppe, anni 55, da Gennaio a Villa Maraini-CRI come primo tentativo di cura da una dipendenza da cocaina iniziata a 30 anni, come sempre “per gioco” ed in modo ludico, durante serate con amici, sfociata poi in una vera e propria dipendenza con tutte le conseguenze del caso, che prosegue: “Io l’ho vissuta come parte della terapia, riscontrando anche che ci ha fatto vedere gli operatori e terapeuti in maniera diversa, più vicini a noi perché, diciamocelo chiaramente, spesso li vediamo come nemici, perché ci sbattono in faccia la necessità di cambiamento, per evitare che in futuro la droga possa tornare ad essere la risposta sbagliata ai problemi che la  vita ci fa affrontare.”

 Premetto che non sono mai stato un amante dei fiori” prosegue Francesco, ”ma al roseto ho visto come la cura delle cose sia importante per far crescere qualcosa di bello, cura che bisogna avere anche di se stessi e che quando usi sostanze di certo non hai. Cioè io in quei posti c’ero già stato ma non da lucido e quando ancora non avevo capito di avere un problema con la droga. Per me l’appartenenza al gruppo significava drogarmi per uniformarmi agli altri e silenziare la sofferenza che mi portavo dietro, l’altro giorno invece mi sono goduto tutto ed è stata una sensazione nuova.” Incalzato da Giuseppe: “Io quando mi drogavo non avevo per nulla cura di me, mi lasciavo crescere la barba ero super trascurato, quando facevo escursioni con mia moglie e i figli mi preoccupavo solo di non farmi scoprire che pippavo cocaina, perchè avevo la voce nasale e il naso sempre mezzo sanguinante, cioè non mi interessava quello che avevo intorno ma pensavo solo alla cocaina.”

La visita è proseguita al Cimitero Acattolico, dove chiaramente il livello delle riflessioni sul valore della vita sono aumentate: “Vedere tante tombe e loculi così vicini con tanti nomi e date di nascita e di morte, mi ha fatto pensare a quanto dopo la morte tu sia solo un nome e una data, forse conti per i pochi che ti hanno amato, ma sicuramente le cose che fai in vita le devi fare principalmente per te, a prescindere dagli altri e da quanti pensi ti ricorderanno” dice Francesco.  

Considerando che sono arrivato a Villa Maraini dopo un ricovero in ospedale dove ho rischiato la vita per un abbuffata di cocaina, ho ben chiaro che ho rischiato di essere un nome su una lapide e vedere come molte siano in abbandono mi ha fatto pensare a quanto nemmeno da morto qualcuno si occupa di te, ecco perchè bisogna occuparsi di se stessi in vita. Io sono arrivato a Villa con dei ritmi biologici ormai devastati dalla cocaina, ero stanco, distrutto, qui sto cercando di recuperare uno stile di vita sano e mi stanno aiutando a capire perché sono finito così e come fare per uscirne.” Racconta Giuseppe

Francesco conclude: ”E si, nel percorso di cura, gli psicoterapeuti, ti fanno ammettere di avere un problema, se io avessi ascoltato i miei genitori, gli amici e tutti quelli che me lo avevano fatto notare non sarei forse arrivato a questo punto e mi sarei iniziato a curare prima. Cioè se una persona che ti vuole bene ti dice che qualcosa non va ci devi credere, quanto meno dargli il beneficio del dubbio, non puoi sempre pensare che nessuno ti capisce.”

Gli fa eco Giuseppe: ”Io per 25 anni ho sempre pensato di fare la cosa giusta drogandomi e che gli altri non mi capivano ostacolandomi inutilmente. Ora invece sento di stare come al casello di un’autostrada giusta, che mi porterà sempre avanti, per questo vengo spontaneamente e con piacere a Villa Maraini, perché assecondano il mio desiderio di rinascita. Ma voglio chiudere con una nota comica; quando mi drogavo mi nascondevo sempre, ero sempre in ‘incognito’ anche al bar sotto casa, dove l’altro giorno invece, a chiusura della nostra gita, ho portato tutto il gruppo per un caffè. Il barista che mi conosce mi ha detto: ‘aò ma chi so sti 4 tossici!? Amici tua?!’ pensando di fare una battuta, non mi sono vergognato anzi penso ci sia altro di cui vergognarmi: tipo essere stato un padre e marito assente per anni e aver dilapidato una fortuna, non adesso che vado in giro con belle persone che come me cercano una rivincita dalla fregatura che abbiamo preso”  

a cura di Stefano Spada Menaglia 
Area Comunicazione Fondazione Villa Maraini-CRI