“Sembrava di stare ai Caraibi invece eravamo così vicino Roma…” Giulio 39 anni in cura da 3 mesi presso il Centro di Prima Accoglienza di Villa Maraini, racconta dell’escursione organizzata alla sorgente del fiume Aniene.

“Ci è stato proposto, da un volontario che è un esperto dell’arte marziale cinese Tai Chi, di fare degli esercizi che ci sarebbero serviti per liberarci dalle tensioni ma soprattutto per scaldarci, in modo da essere pronti a buttarci nell’acqua gelida e cristallina della fonte del fiume. Io ho subito accettato, mi piacciono le nuove esperienze” racconta Giulio che da quando aveva 14 anni usa sostanze, dapprima hashish e poi cocaina, la sostanza che lo porterà dall’essere un DJ ricercato in tutta Europa e Sud America, alla vita di strada, senza più i lussi vissuti dall’adolescenza grazie alla famiglia i cui genitori, affermati professionisti, lo hanno fatto vivere in un ambiente alto borghese con vacanze invernali a Cortina D’Ampezzo, l’estate viaggi d’istruzione nelle Capitali europee e vacanze al mare in Sardegna.

“Detto sinceramente io odio la montagna, camminare nel bosco e tutto il resto non mi interessa, ma alla fine mi sono fatta convincere perché volevo staccare dalla routine” Valeria 33 anni da 1 anno e 2 mesi in cura al CPA di Villa Maraini, ha iniziato a 13 anni con l’ hashish per poi approdare all’eroina la cui dipendenza ha sconvolto la sua vita fino a farle provare l’esperienza negativa del carcere. Continua Valeria: “Arrivata non volevo fare gli esercizi di Tai Chi ne tantomeno fare il bagno in quell’acqua gelida, poi un altro utente alla vista di quell’acqua dal colore verde smeraldo, si è spogliato e tuffato di colpo. Io nel vederlo ho sentito come se quella situazione che mi si presentava fosse uno dei tanti “treni” della vita che non ho preso per colpa della dipendenza. Così, di colpo, mi sono buttata anche io; non posso descrivere il freddo dell’acqua e la soddisfazione che mi ha lasciato dentro l’aver ceduto ad una cosa non legata alla sostanza: di solito mi buttavo senza paura nella droga, ora ho capito che posso provare sensazioni forti anche in assenza di sostanza”

“ Dopo gli esercizi preparatori anche io mi sono tuffato insieme agli altri, è stato pazzesco faceva freddissimo ma eravamo tutti felici scherzavamo molto spensierati, come non mi capitava da tempo. Cioè stavo condividendo qualcosa con altri che non era cocaina. Che poi la sostanza ti eccita ma ti isola, invece questa esperienza è stata di eccitazione ma condivisa con gli altri, non so se mi spiego.” Interviene Giulio

“Si certo, credo che questa gita in gruppo ci ha fatto uscire dalla routine del percorso di cura a Villa, rendendoci diversi. Per esempio c’era una ragazza che il giorno prima aveva avuto una ricaduta ed era davvero tristissima e sconfortata, quasi inconsolabile. Invece lì come tutti noi è cambiata, sembrava aver dimenticato il fallimento e l’amarezza di non aver resistito al richiamo della sostanza. E’ come se quell’occasione ci abbia reso tutti più disponibili ad aprirci con gli altri” aggiunge Valeria

“Si infatti se proprio devo dirla tutta a Villa gli psicoterapeuti ci costringono a parlare tanto con loro e nel gruppo, è una cosa inesorabile, non ti puoi tirare indietro, dicono che il CPA sia una “bassa soglia” ma per me è davvero già tanto. Quindi le persone con cui mi scontravo durante le terapie di gruppo, quel giorno si sono dimostrate diverse. Quello che voglio dire è che se litighi per strada con una persona, la mandi a quel paese e non lo rivedi più. Invece se litighi con qualcuno nel gruppo, poi lo devi vedere tutti i giorni e non puoi ricorrere alla sostanza per nascondere la frustrazione che stai vivendo. Cambiare le cattive abitudini, come l’essere poco propenso verso l’altro è difficile, anche in vacanza, ma lì è successo qualcosa che ci ha permesso di andare oltre.” Spiega Giulio

“Esatto, ma il merito è anche degli psicoterapeuti che ci hanno accompagnato, sollecitandoci al momento giusto, cioè si è creato quel momento magico in cui ti dimentichi del tuo passato rovinato dalla droga. Io ho un’opinione diversa del CPA; molti lo vivono come la porta d’ingresso alla Fondazione, come il passo obbligato da fare per poter accedere a servizi più specifici come la Comunità oppure il Trattamento Integrato ambulatoriale. Per me è stato diverso, io mi sto curando qui e non voglio andare oltre. Al CPA ti senti sempre ben accetta anche se ricadi, non è il mio caso, anche se non ce la fai ad andare oltre. Per me è stato come curarmi in una “comunità” e non andrò oltre, perché non assumo sostanze da quando sono qui, non mi hanno solo “contenuto” ma aiutata ad andare oltre” precisa Valeria

 

“E’ vero qui non mi sento giudicato e so che se sbaglio, ma mi rendo conto di aver fatto una cazzata, troverò sempre qualcuno pronto ad accogliermi, guarda non è così ovunque. Forse lo fate per i principi di Croce Rossa su cui basate la vostra azione, forse per l’impostazione data da Massimo Barra, ma io sento che da qui posso uscire non solo disintossicato, ma curato” conclude Giulio