Abituati a passare le feste tra gioco d’azzardo, alcol, droga e sesso, 3 utenti del Centro Alternativo alla Detenzione di Villa Maraini-CRI raccontano, con uno scketch presentato a margine del pranzo di Natale organizzato in Fondazione dai loro operatori e psicologi, il loro passato da criminali e la scelta di cambiamento che hanno deciso di perseguire.
Alfredo 48 anni, con un passato da cocainomane, condannato per spaccio a 6 anni di carcere, in cura da 1 anno e 4 mesi a Villa Maraini, durante un gruppo terapeutico in cui gli si chiedeva come avrebbe affrontato le festività natalizie, coinvolge altri 2 utenti in una breve rappresentazione, per descrivere come erano abituati a passare le feste e cosa invece starebbero cercando di fare ora.
Radunati intorno ad un tavolo che diventa da gioco, con le carte, l’alcol e la droga, i 3 si sfidano al gioco riproducendo in modo verisimile le vecchie dinamiche che rispecchiavano in pieno le loro vecchie vite: uno spacciatore di zona, un rapinatore di banche ed un narcotrafficante. La partita si conclude con lo spacciatore di zona che offre droga agli amici, i quali non accettano raccontando che hanno deciso di curarsi a Villa Maraini…

il “brindisi” è finzione scenica fatta con acqua
“Volevo che emergesse la verità, cioè quello che facevamo nella vita da criminali, ovvero vedere il Natale come un business fatto di aumento delle vendite di sostanze, con un aumento esponenziale di introiti da spendere con regaloni in famiglia, con cui si passava la prima parte delle serate di festa, ma soprattutto in droga che ci faceva perdere molto al gioco con gli ‘amici’, con cui si passava tutta la notte, buttando un occhio in strada dove avevo organizzato lo spaccio, con i pali che aspettavano sia i clienti da indirizzare al punto di acquisto, che per allertare in caso di arrivo delle forze dell’ordine.” spiega Alfredo.
“Non ci dimentichiamo pure dei soldi spesi in escort, che completavano il divertimento una volta sfuggiti al controllo delle mogli, tutto un giro vizioso e sbagliato degna conclusione di un Natale all’insegna dello sballo” aggiunge Ermanno 55 anni anche lui ex cocainomane in carcere dal 2006 per rapine in banca, da 6 mesi in cura a Villa Maraini.
“Ecco i loro racconti li devi moltiplicare per 10 nel mio caso, perché sono stato proprio un narcotrafficante, quindi lusso sfrenato Ville in Sardegna e con tanti soldi ti fai ancora più danni perché di droga ne puoi comprare a fiumi. Comunque confermo anche io che il mood era quello: prima parte in famiglia poi droga, alcol, gioco d’azzardo e escort.” E’ Vittorio ad intervenire 51 anni ex cocainomane e alcolista, ex titolare di una grande rivendita di auto di lusso entrata in crisi nel 2012 per colpa di decisioni governative che penalizzano l’acquisto di SUV e auto di lusso, costringendolo a entrare nel giro del super spaccio per coprire i debiti milionari della società. Dal 2014 in carcere con una condanna a 28 anni di cui ancora ne mancano da scontare 17, in cura a Villa Maraini da 7 mesi.
“Ho iniziato a San Basilio a 13 anni a pippare cocaina, vengo da una famiglia con madre problematica con più tentativi di suicidio, padre lavoratore che dopoo il lavoro per aiutare la moglie, non riusciva ad pensare anche a noi 2 figli. Io uscivo di casa arrabbiato, andavo in giro ad attaccarmi con gli altri per picchiarli e sfogarmi, la cocaina non ha fatto altro che amplificare tutto. Vedevo mio padre che si spaccava la schiena per portare a casa un milione e duecento mila lire al mese, mentre i padri dei miei amici, tutti spacciatori a vario livello, ne portavano a casa magari un milione e ottocento mila lire a settimana. Secondo te un ragazzino di quell’età con quegli esempi che fa? Dovendo tra l’altro procurarsi circa centoottanta mila lire al giorno di cocaina, all’epoca costava tantissimo, considera che sarebbe stato l’equivalente di 180 euro al giorno di ora. A chi l’avrei potuti chiedere? Ormai ero dipendente non potevo farne a meno, soluzione facile era solo lo spaccio.” continua Alfredo
“Avevo una società che importava cd musicali dall’estero ma con la crisi del CD inizio ad accumulare debiti e per non far finire in carcere, per assegni protestati, l’amministratore della ditta, cui ero molto legato, inizio a parlare de problema con alcuni amici. Uno mi propone la prima rapina, oltre ad introdurmi alla cocaina che ti dà quella sensazione di onnipotenza, utile a svolgere un’attività criminale come il rapinatore. 5 minuti e raccoglievo 150/200 milioni di lire che oggi equivarrebbero agli euro. Capisci che per chi era in fase di fallimento aziendale, per di più con il vizio della costosissima cocaina e del gioco d’azzardo, quella era l’unica strada che vedevo come percorribile?”. Spiega Ermanno
Ma come nella maggior parte dei casi la storia finisce con il carcere, dove però un utilizzatore di sostanze patologico non può trovare l’aiuto terapeutico adeguato, da qui la scelta dei giudici di inviarli su richiesta degli stessi in comunità come Villa Maraini:
“Te lo diciamo chiaro chiaro all’inizio tutti arrivano qui con la sola voglia di sfangare il carcere, ma poi arrivi, senti ‘un’aria nuova’ fatta di operatori, medici e psicologi che ti vogliono aiutare e diventi come una spugna, che assorbe tutto il bene il che ti viene dato ‘gratis’ e rifletti su cosa ti ha portato a diventare un criminale, perché è di questo che parliamo, noi lo siamo stati a differenza di chi si è solo sempre drogato, come gli utenti che vedi qui sotto al Centro di Prima Accoglienza” chiarisce Alfredo.
“Cioè ora noi dobbiamo capire e metterci in testa che bisogna campare le famiglie con uno stipendio normale dato da un lavoro normale, perché viversi la famiglia dal carcere fa schifo, ti perdi tutto, ora ho anche i nipotini il più grande 11 anni, che ne sò, l’ho visto solo da dietro le sbarre e non va bene per niente, ora voglio cambiare perché me li voglio godere! E per farlo devo smettere di avere il problema della droga in primisi e poi la voglia di tornare a fare la vita del criminale” aggiunge Ermanno.
“Per fortuna io ho una moglie molto brava che stà portando avanti le nostre attività legali, oltre che ad occuparsi dei figli, io purtroppo devo scontare ancora tanti anni e mi sento impotente e questa sensazione da schifo la voglio trasformare in un cambiamento per uscire guarito e pronto ad una vita normale magari senza ville a Porto Cervo, ma con l’amore di chi mi avrà aspettato per 28 anni, senza abbandonarmi al mio destino e con la voglia di passare un Natale finalmente liberi, io e loro!” conclude Vittorio.