“Appena vedevo i primi addobbi con le luci nelle strade, per me iniziava l’incubo del Natale”
Oggi parliamo con Mauro, 48 anni, consumatore di cocaina ed eroina dall’età di 15 anni, da 1 anno in cura presso la Comunità Terapeutica di Villa Maraini, per capire quello che il Natale era e ciò che rappresenta ora per lui.
La sua è una storia di dipendenza particolare, iniziata da giovanissimo, ma messa in pausa all’età di 22 anni con l’ingresso in una comunità terapeutica, dove è rimasto per 3 anni. Uscito si sposa e fa figli. Purtroppo il disagio dovuto al quartiere dove viveva e la necessità di mantenere la famiglia, l’hanno portato ad interrompere l’attività di sarto, preferendo il più remunerativo spaccio. Comunque per 10 anni resta lontano dalla sostanza. Poi le difficoltà in famiglia i rapporti problematici con la moglie ed un “lavoro” che lo faceva stare sempre a contatto con la sostanza, lo hanno portato alla ricaduta. “Da lì, una spirale di reati, oltre lo spaccio ed il carcere, dove ho passato 8 natali” mi dice Mauro.
C’è anche Pierluigi, 49 anni, a chiacchierare con noi del suo rapporto con il Natale e del passato da tossicodipendente: “Prima di qui sono stato in un’altra comunità e non a caso il mio ingresso in tutti e due i casi è coinciso con la fine delle feste di Natale, periodo devastante, in cui per non sentire il vuoto e la solitudine ero costretto a massacrarmi di sostanze” dall’età di 16 anni entra nel mondo della droga con l’uso di cocaina, poi il passaggio all’eroina e di nuovo il ritorno alla cocaina fino a 9 mesi fa, quando entra in cura nella Comunità Terapeutica di Villa Maraini. Pierluigi sta per affrontare un “Natale particolare” così l’ha definito, perché lontano dalle sostanze “come quando ero adolescente e passavo le feste in famiglia con gli zii, i cugini in montagna. Una grande festa che durava giorni, che ricordo spensierati e divertentissimi. Poi un Capodanno ho provato la cocaina e tutto è cambiato. All’inizio mi gasava, mi faceva divertire apparentemente di più, ma poi, come è noto, è arrivato il dramma, la paranoia, la disperazione. Tutto è precipitato quando ho dovuto prendermi le responsabilità di padre a soli 22 anni. Le pressioni esterne mi hanno portato a cambiare sostanza, sono passato all’eroina che mi faceva stare in un mondo lontano dai doveri, che non ero attrezzato ad affrontare. Da lì, si sono susseguiti natali non più spensierati, passati solo con la famiglia di mia moglie, che non sentivo mia e da cui percepivo essere giudicato: unica gioia l’eroina.”
Prosegue Mauro: “Anche per me dopo il divorzio la situazione a Natale era disperata: solo, senza figli, senza nessun affetto, se non l’eroina ad alleviare il dolore e le sofferenze. Lo scorso 11 dicembre invece abbiamo fatto la festa di Natale qui in comunità e la cosa è stata molto diversa. Con gli altri utenti, in un anno di terapia comune, ci siamo messi a nudo, sappiamo cose molto personali l’uno dell’altro e questo, nonostante fossimo degli sconosciuti, ci ha molto uniti. Loro sono i miei nuovi amici, anche perché fuori di qui conosco solo spacciatori o gente che si droga, quindi è come se non avessi più nessuno. Tutti loro sono diventati, insieme agli operatori e agli psicoterapeuti, un punto di riferimento della mia vita”
Pierluigi: “ E’ verissimo anche per me, infatti grazie a voi altri, sto riprovando, dopo 25 anni, la gioia del Natale. Sento con voi, lo stesso legame che avevo con i mie cugini da piccolo. Poi abbiamo anche fatto i presepi, più di uno, come lo facevo con mio padre, tutto a mano e questo mi ha emozionato moltissimo. Inoltre ho riallacciato il rapporto con le mie figlie con cui passerò i giorni di festa, cosa che non facevo da molti anni, dato che la mia preoccupazione maggiore era trovare la sostanza, per cui mi sono reso assente ai loro occhi e, giudicato inaffidabile, venivo lasciato solo a passare le feste facendomi. La mia, chiamiamola fortuna, è stata avere due lavori che mi consentivano di comprare la sostanza senza delinquere: la mattina facevo il giardiniere per il Comune di Roma…” interviene Mauro: “infatti devi andare a vedere come ha fatto gli alberi del parco di Villa e le siepi, sono tutte scolpite anche fatte tipo a palla, bellissime!” riprende Pierluigi: “eh si infatti mi piaceva molto come lavoro, poi l’ho perso per colpa della cocaina, che si è impossessata della mia vita facendomi sparire per ore dal lavoro con conseguente licenziamento. Poi ho perso anche la libreria antiquaria che gestivo nel pomeriggio e per finire la casa. Come ho detto ero già stato in una Comunità prima di questa, per 3 anni, ma era una di quelle in cui ti isoli per tutto il tempo, su una collina. Quando sono uscito, avevo paura anche di attraversare la strada, non ero a mio agio nemmeno al bar per un caffè. La ricaduta è stata inevitabile. Ma adesso qui a Villa Maraini sento di stare sulla strada giusta, mi stanno dando quotidianamente gli strumenti per risolvere i problemi che, tornando a casa ogni sera, devo affrontare.”
Mauro: “anche io ho riallacciato il rapporto con i miei figli con cui passerò le feste. Poi spero anche di trovare una compagna una volta terminato il percorso di cura. Sono ottimista perché sento che da quando sono entrato qua dentro, ho potuto lasciare fuori il mio passato e che vale solo quello che sto costruendo qui con voi altri”
Pierluigi: “Ah sì, infatti quando sono entrato in Comunità e ho trovato Mauro, una volta scoperto che era un ex spacciatore, cioè una persona che fuori di qui non avrei mai frequentato, mi sono chiesto cosa avessimo in comune e come avremmo fatto a passare 3 anni di cura insieme. Poi ho riflettuto sul fatto che abbiamo una vita da riprenderci, siamo utili l’uno all’altro e senza le maschere che eravamo abituati ad indossare per sopravvivere nella società, ci possiamo guardare dentro e questo ci sta unendo molto. Oggi Mauro lo considero uno dei miei migliori amici”
Mauro: “e lui ha pure fatto l’università, filosofia, vabbè non l’ha finita, ma ora mi può aiutare, perché qui ho preso a scrivere poesie, ne ho fatta una sul Natale proprio per la nostra festa dell’altra sera e si sono commossi tutti quando l’ho letta, dopo te la mostro se vuoi e vorrei che Pierluigi diventasse il mio editore! Comunque per farti capire meglio, io per esempio quando sono entrato in comunità, mi sentivo diverso dagli altri, inadeguato, ero stato in galera e tutto il resto, ma mi ha spinto a resistere una curiosità: sapere come fosse la vita vissuta lavorando onestamente e senza sostanze.”
Pierluigi: “Vabbè ma ora parliamo di questo Natale, che ho un’ansia che non potete capire, ma positiva eh! Io lo passerò con le mie figlie e la mia famiglia, che sto contagiando con questa sana euforia. Ieri ho chiamato mia sorella per dirle che voglio andare a messa la notte del 24 dicembre, la vigilia insomma, lei mi ha chiesto stupita cosa mi stessero facendo qui in comunità, sono sbottato a ridere e le ho risposto che mi sto riappropriando della mia vita e voglio fare solo le cose positive che facevamo da piccoli.”
Mauro: “Come lo vedo il futuro? Sono sicuro che da adesso in poi le feste di Natale saranno sempre così, non solo per i prossimi anni che sarò in cura, ma anche una volta finito questo percorso, perchè so che resteremo sempre in contatto e non sarò buttato via come mi è successo l’altra volta finita la comunità. Villa Maraini per me ci sarà sempre e questo mi dà molta sicurezza.”
Pierluigi: “Io invece l’aspetto il primo Natale fuori da qui, sì perché ho già detto alle mie figlie che le porterò in Giappone, io e loro, per visitare un paese che mi affascina da tempo, con loro due che sono l’amore più importante della mia vita”