L’intuizione pionieristica di Massimo Barra compie 40 anni

Villa Maraini aderisce anche quest’anno alla giornata mondiale del contrasto all’overdose del 31 Agosto, promossa dal Penington Institute in Australia e lo fa celebrando l’intuizione datata maggio 1980, in cui Massimo Barra lanciò per la prima volta al mondo l’idea di effettuare interventi di primo soccorso con il farmaco Naloxone (farmaco antagonista degli oppiacei) da parte di personale non medico.

L’idea fu discussa a Klingenthal-Strasburgo in Francia, nel corso della prima riunione internazionale del Gruppo di Esperti sulle tossicomanie della Croce Rossa:

In quell’occasione ho proposto di far utilizzare il Naloxone nell’ambito dei servizi di pronto soccorso gestiti dalla Croce Rossa, sia da parte del personale sanitario che dal personale volontario quindi non medico, questo per aumentare la possibilità di salvare vite in caso di overdose.” Spiega Massimo Barra fondatore di Villa Maraini.

Fu predisposta così, la prima raccomandazione del Movimento di Croce e Mezzaluna Rossa, per far fronte al fenomeno dilagante della droga e delle relative overdose in tutto il mondo  come si legge nell’estratto originale del verbale dattiloscritto.

Nel 1992 a Villa Maraini si dà seguito a quel documento:

“Non potevamo restare inermi, come Centro antidroga sentivamo il bisogno di intervenire, così ci siamo appellati allo stato di necessità che ci ha consentito di salvare fino ad oggi quasi 3mila vite, che senza il nostro intervento non sarebbero arrivate vive al Pronto Soccorso.” aggiunge Barra introducendo il racconto del Coordinatore dell’Unità di Strada di Villa Maraini Giancarlo Rodoquino:

Sono stato uno dei fondatori del servizio Unità di Strada di Villa Maraini, nato per attuare quella politica di riduzione del danno che ora è riconosciuta a livello internazionale, ma che allora era vista come una sorta di connivenza con chi faceva uso di sostanze. Invece si attuano buone prassi come consegnare all’utente siringhe sterili, ritirando quelle usate, oltre ad essere pronti a salvare vite con il Naloxone, ma soprattutto stabilire un primo contatto con chi non pensa di essere malato.

Giancarlo racconta degli esordi del servizio, quando con il Camper della Fondazione, scese in strada con altri Operatori ex tossicodipendenti e medici, nella zona della Stazione Termini di Roma, luogo di spaccio e consumo di sostanze.

 

Non è stato difficile avvicinare i tossici perché ci conoscevano già, poi per gli ex era facile riconoscere ‘i loro simili’ se così posso dire, quello che è stato difficile è farlo accettare alla cosiddetta società civile, che ci vedeva come complici. Poi nel 1994 la riduzione del danno è stata resa legale a livello nazionale e le cose sono cambiate, permettendoci di lavorare in maniera più serena.” prosegue Rodoquino.

Quando siamo scesi in strada l’80% dei tossicodipendenti era positivo all’HIV e/o all’Epatite C, ora dopo un lavoro di oltre 20 anni sia nostro, che di tante altre realtà che in giro per il paese hanno preso spunto dalla nostra iniziativa, si è invertita la proporzione: solo il 20% sono positivi di cui molti sono stati inseriti in percorsi di cura presso strutture Ospedaliere.” precisa Rodoquino.

Siamo orgogliosi di essere stati i primi al mondo a vederci chiaro, proponendo una soluzione concreta che oggi sta diventando una prassi, soprattutto nei paesi più colpiti dai consumi di massa delle nuove droghe sintetiche come gli Stati Uniti dove il Naloxone rappresenta forse l’unica molecola della farmacopea priva di controindicazioni, valeva la pena già all’epoca di attrezzare le ambulanze e automediche con questo farmaco salvavita.” aggiunge Barra.

Nel 1996 c’è stato un boom delle Overdose a Roma – riprende Rodoquino – ogni giorno ne affrontavamo 5/6, tanto che anche i Media ne iniziavano a parlare, poi scattò l’emergenza a Palermo dove una partita di eroina soprannominata ‘killer’ stava facendo strage tra i consumatori, tanto che l’allora Sindaco Leoluca Orlando chiamò la Croce Rossa per chiedere un aiuto. A sua volta la CRI si è rivolta a noi di Villa Maraini che siamo intervenuti inviando personale per 3 mesi, che ha incluso anche me e l’attuale Direttore di Villa Maraini Dr. Ettore Rossi, non solo per salvare ragazzi (oltre 100 quelli che abbiamo strappato a morte sicura), ma soprattutto a fare formazione in modo da lasciare operativa un’Unità di Strada locale.

A Roma nel 1997 gli operatori di Villa Maraini vengono a conoscenza del fatto che una nuova piazza di spaccio e consumo era nata ai margini della periferia romana, precisamente Tor Bella Monaca e decidono di estendere la loro azione anche lì ma solo saltuariamente. In occasione del Giubileo del 2000 poi le autorità decidono che la Stazione Termini, porta d’ingresso dei pellegrini nella Capitale della cristianità, doveva essere ‘ripulita’ quindi, come succede in questi casi, lo spaccio e consumo non viene estirpato ma semplicemente si sposta in una zona più ‘tranquilla’ che appunto diviene Tor Bella Monaca, dove scatta l’emergenza overdose. Da quel momento il Camper di Villa Maraini staziona nella periferia romana per svolgere quotidianamente la sua funzione di prevenzione da morti per overdose, anche distribuendo gratuitamente agli utenti oltre 150 fiale di Naloxone all’anno ed esortando gli utenti stessi ad intervenire in caso di necessità. Infatti il Naloxone non ha  effetti collaterali e può essere somministrato da chiunque per via intramuscolo.

Il vero ostacolo è sempre stato rappresentato dal suo utilizzo tramite iniezione intramuscolo o endovena, che richiederebbe la presenza del personale medico. Questo vincolo legale ha rallentato in maniera significativa la possibilità di espansione e utilizzo di questo buona pratica anche nel mondo della Croce Rossa, da parte dei soccorritori volontari nelle ambulanze.” Precisa Massimo Barra

In quest’ultimo anno ci saremmo aspettati per il lockdown un calo delle presenze al Camper e di conseguenza delle overdose, ma i fatti ci hanno smentito perché a Marzo abbiamo avuto 8 casi in una settimana. Questo significa che la droga non si arresta nemmeno in periodo di pandemia. Io personalmente nella mia vita avrò fatto 600 overdose circa ma ogni volta mi sale l’adrenalina perché sò che devo salvare una vita. Per assurdo quello che mi preoccupa di più è l’Assistenza al Rischio di overdose che dai nostri dati annuali è di oltre 280 casi. Guardando i ragazzi ormai riusciamo a capire come stanno e se rischiano overdose. Quindi se ravvisiamo il pericolo, dobbiamo monitorare il paziente anche per 2 ore tenendolo sveglio, facendolo camminare in modo che non succeda l’irreparabile.” Precisa Rodoquino che prosegue:

Finchè ci saranno utenti che verranno a chiederci aiuto al Camper dovremo essere lì   disposti ad accettare che quelle persone ancora non sono disposte a smettere di farsi.  Come appurato ormai in modo scientifico, la voglia non gliela levi con le chiacchiere per esempio dicendogli quanto gli faccia male etc., ma bisogna aspettare i primi segni della stanchezza ed entrare a gamba tesa solo in quel momento, proponendogli l’ancora di salvezza: un percorso di cura strutturato e cucito su misura per loro, come facciamo a Villa Maraini. Per fare questo non ti devi abbattere e devi trovare le motivazioni quotidianamente. Per quanto mi riguarda ho deciso di fare questo lavoro per seguire i principi di Croce Rossa su tutti ‘l’Umanità’ e da quello che mi hanno insegnato a Villa Maraini. Con il tempo poi la motivazione me l’hanno data gli utenti come Marco che ho salvato 3 anni fa nei campi di Tor Bella Monaca ed ora dopo il percorso comunitario ha seguito il nostro esempio divenendo operatore lui stesso.” Conclude Giancarlo Rodoquino