Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne 2024, la composizione scritta da un utente in cura nella Comunità Semiresidenziale di Villa Maraini-CRI, dove è stata realizzata anche una panchina rossa.

Donna siamo tutti e lui non lo ha capito.

Donna non di tutti e non é mai cambiato.

Calda come il sole di domenica d’estate però non è domenica e qui fa un freddo cane.”

Questa è la prima strofa di una canzone che canta Nina Zilli. Conosco molto bene quel freddo sai?

Lo sento arrivare ogni volta che vengo a conoscenza di una storia che racconta di violenza. Si, arriva senza preavviso alle mie spalle, prendendomi alla sprovvista, pietrificandomi, pungente e mascherato da brivido, mi penetra nella schiena e, prepotentemente, si fa strada per rimanere intrappolato nello stomaco, racchiudendo in sé stesso tutta quella tristezza, quella rabbia e quel misto di dolore e paura. Non riesco a fermarlo. Risale dall’esofago per trasformarsi ed infine liberarsi in un grido che racchiude tutto quel dolore che hai provato lì, sola, senza poterlo condividere con nessuno per la vergogna che provavi a sentirti una vittima o per la sola paura di risentirti nuovamente sola.

Riesco a sentire quelle grida silenziose che si disperdono dentro di me, tutte quelle grida che ora sono grida libere. Si, perché ora, dolce ragazza, proprio ora che la tua anima vola con le sue immense ali nelle azzurre praterie, sei finalmente libera, libera da quelle catene che ti hanno tenuta intrappolata, costretta in una gabbia che, per giunta, hai dovuto costruirti da sola, giorno dopo giorno, per il timore di raccontare, di denunciare e per la vergogna che hai provato nel sentirti maltrattata e per tutte quelle volte che ti sei sentita violata, presa a schiaffi, a pugni e da quando ti sei sentita disprezza da quei sputi in faccia.

Di tutte quelle umiliazioni che, anche se non lasciano segni esteriori, lasciano la tua anima tumefatta.

Ma ti ricordi che belli quei giorni, mentre ti accarezzavi i capelli, riuscivi a sentirti viva. Tu, che per tornare anche soltanto a quell’istante, pagheresti tutti gli anni, gli stessi che hai speso a cercare di recuperare tutte quelle cose che lui è riuscito a farti smarrire.

E proprio ora che lui ha scelto di sottrarti alla vita, alzati in piedi e corri forte angelo mio e vai a riprenderti i tuoi desideri, i tuoi sogni.

E proprio a lui che ti ha sempre trattato come una cosa,  gridaglielo in faccia sorella che, se proprio sei una cosa, “allora sei anche una riva, un diamante
E la luna, spazi infiniti dentro ogni stanza amore riflesso
E se proprio sei una cosa, sei una cosa che conta
” (Elisa, “In piedi”).

A voi donne voglio dire che vi ammiro perché siete riuscite a dimostrare la forza, anche quando il destino è stato avverso. Voi che siete riuscite comunque a trarre il meglio da questa vita terrena, voglio ringraziarvi di vero cuore perché finalmente ora posso restituirvi il mio amore con questo racconto, che è l’insieme delle nostre anime unite l’una con l ‘altra, che si raccontano attraverso la musica, la scrittura, la poesia ed io mi sento così orgoglioso di aver potuto sognare con tutte voi.

Questo racconto nasce dall’esigenza che ho sentito  di raccontare non una, ma l’ insieme di tutte quelle storie di prevaricazione e per dare, nel mio piccolo, una voce a chi, a proprio modo, è arrivata e facendosi strada in me, ha scelto di raccontarsi e accompagnarmi in questo nuovo viaggio.

Interrogandomi in seguito sul perché fossi così sensibile a quest’argomento, scoprii più di quanto avrei voluto, ma era arrivato il mio momento. E’ stato magico e surreale, un qualcosa che va oltre le parole. Sentii dentro me qualcosa che cresceva e cambiava forma in continuazione, rimanendo immobile ad ascoltare ogni tipo di sensazione ed emozione che riuscisse a raggiungermi. Mi impossessai di una luce, la stessa di chi sa sperare e la stessa che mi ha permesso di mettermi in contatto col mio vero “Io”, arrivando infine alla consapevolezza che tutti quegli anni passati nel dolore più profondo erano soltanto dovuti al fatto che anch’io sono un sopravvissuto.

Davide (una voce per chi tace)

 

 

a cura di Stefano Spada Menaglia
Area Comunicazione Villa Maraini-CRI