A Villa Maraini alcuni utenti del servizio SPOT hanno partecipato ad un laboratorio sulla realizzazione di “video partecipato”realizzato da Stefano Capasso che si è concluso con la produzione di un cortometraggio intitolato “La cura” interamente ideato e realizzato dai ragazzi in percorso terapeutico e liberamente ispirato alla favola di Pinocchio di Carlo Collodi. Tra i protagonisti troviamo Valentina (Fata turchina) 39 anni con problemi di cocaina da quando aveva 16 anni e da 2 mesi in cura a Villa Maraini:
“In realtà io non volevo farlo questo video, perché ero appena arrivata a Villa Maraini, non stavo bene e non avevo preso bene l’idea di Stefano Capasso” spiega Valentina interrotta da Filippo (Pinocchio) 25 anni poli-assuntore di sostanze, sintetiche, cocaina, eroina, dall’età di 14 anni ed in cura da 3 mesi in Fondazione: “si però io poi ti ho fatto cambiare idea!” prosegue Valentina: “Beh si ho cambiato idea perché tra i tanti ragazzi del gruppo tu mi hai colpito in modo particolare, forse sarà perché sono mamma, ma mio figlio non mi vuole più vederee mi hai ispirato un senso materno, facendomi pensare a lui, forse perché mi hai fatto vedere il tatuaggio di Pinocchio che ti sei fatto fare sul braccio, spiegandomi quanto ci tenessi a legare il progetto del gruppo alla favola di Collodi, alla fine non solo mi hai fatto cambiare idea, ma ho deciso pure di aiutarti a convincere il gruppo.”
“Si, ci tenevo molto ad usare la storia di Pinocchio, perché penso che noi utilizzatori di sostanze siamo tutti un po’ dei ‘Pinocchio’; io in particolare mi ci rivedo molto, per via del fatto che sono stato un figlio difficile e soprattutto bugiardo e non ho avuto amici né sinceri né leali” spiega Filippo.
“Anche io all’inizio ero scettico”, incalza Carlo (Geppetto) 35 anni con un problema di alcol dall’età di 17 anni ed in cura da 3 mesi a Villa Maraini, che prosegue: “ ho pensato subito che non ce l’avremmo fatta perché il gruppo terapeutico era in crisi, per il fatto che non c’era abbastanza coesione, non ci conoscevamo tanto da arrivare ad un accordo sul tema e su tutto il resto. Poi all’improvviso è arrivata l’idea di Filippo e Valentina su Pinocchio, che abbiamo accettato. Subito siamo passati all’assegnazione dei ruoli e tutti si sono rivolti verso di me indicandomi come Geppetto, forse per via del mio lavoro, sono elettricista/carpentiere, o perché qui in Fondazione sto sempre a riparare cose.”
“Certo che abbiamo scelto te!” incalza Valentina che prosegue: “perché rispecchia la tua personalità, tu sei il tutto fare del gruppo, qualunque cosa pratica si deve risolvere, veniamo da te perché sappiamo che ci puoi aiutare.”
“E invece Valentina, ti abbiamo assegnato la ‘Fata’ non solo perché sei la più bella del gruppo, ma soprattutto perché cerchi sempre di dare consigli” aggiunge Filippo che prosegue: “a me hanno dato ‘Pinocchio’ perché ero il più giovane e perché l’ho proposto.”
“Poi è arrivato il momento di scrivere il copione e nessuno lo voleva fare, così mi sono fatta avanti e guidata da Stefano ho fatto i dialoghi, brevi ma in linea con quello che avevamo stabilito nel gruppo, dove è stato sempre cercato l’accordo con fatica, ma ci siamo sempre riusciti” racconta Valentina.
“Dopo giorni di preparazione è arrivato il momento del CIAK SI GIRA!”interrompe Carlo continuando: “e quando devi recitare senti una certa responsabilità perché non vuoi sbagliare per colpa dell’emozione, sia di avere le persone che ti guardano, sia di riuscire in una cosa mai fatta e di cui non sai come sarà il risultato finale. Poi sinceramente noi siamo molto complicati, quindi la pazienza di ripetere le scene non so come l’abbiamo avuta, meno male che Stefano ci ha messo subito a nostro agio e non ha perso la pazienza, mai!”
“Quando ho realizzato che era il momento di recitare è stato bellissimoperché è stato come un sogno che si avvera, infatti per la prima volta nella mia vita ho potuto recitare come protagonista. Da piccolo a scuola venivo sempre escluso dalle recite sia per i miei problemi familiari ma anche perché parlavo male,cioè per capirci andavo dal logopedista. Ne ho sofferto molto ma ora ho avuto una sorta di riscatto” precisa Filippo.
“Immedesimarsi nel ruolo della ‘Fata’ mi sembrava impossibilenon mi sento come lei nella vita reale tranne che per un punto: l’essere una mamma che aiuta il figlio e nella nostra storia la fata aiuta il figlio tossico ad entrare in cura a Villa Maraini, ecco questo me l’ha fatta sentire una cosa mia” aggiunge Valentina.
“Io gli assomiglio a Geppetto, non fisicamente, ma per quello che fa come lavoro, infatti io ho a che fare molto con gli attrezzi di carpenteria, poi anche caratterialmente, infatti gesti anche estremi come quelli che fa a Pinocchio, cacciandolo di casa, li ho fatti anche io per colpa della mia dipendenza, escludendo persone amate dalla mia vita, salvo poi pentirmi subito dopo” racconta Carlo.
“Questa esperienza mi ha lasciato un’idea di appartenenza al posto dove mi sto curando, Villa Maraini, al gruppo terapeutico del servizio SPOT, ma su tutto la soddisfazione di essere riuscito ad ideare e portare avanti un progetto, un cortometraggio, anche recitando nonostante le mie problematiche di linguaggio. Questo ha significato molto per me che soffocavo tutto con le sostanze” spiega Filippo.
“ Finalmente mi sono lasciato andare superando quei blocchi che ho e nonostante sia un tipo solitario mi è piaciuto stare nel gruppo, scherzare, impegnandomi anche ad accettare anche il rifiuto di alcune mie idee da parte del gruppo, per lasciare spazio agli altri” dice Carlo che aggiunge: “Insomma, noi vorremmo mandare un messaggio attraverso questo cortometraggio, invitando chi ha problemi di dipendenza patologica ad iniziare un percorso di curacome fa il nostro Pinocchio; il tossicodipendente è una persona con dei sentimenti traditi e feriti che sono difficili da rimarginare per colpa dell’uso di sostanze, per questo vorremmo che il nostro cortometraggio fosse presentato, passata la pandemia, anche nelle scuole, per lanciare un avvertimento ai giovanissimi. Mi è capitato di notare, proprio come ex alcolista,che oggi i ragazzi a 13/14 anni vanno già in giro con le birre e cocktail in mano. Considerando che io a quell’età al massimo andavo a comprare un pezzo di pizza con gli amici, e solo a 17 anni ho iniziato a bere alcolici per poi finire alcolista ad oltre 25 anni, mi chiedo loro che faranno?!” chiarisce Carlo.
“C’è una cosa che invidio a Pinocchio, la presenza della Fata che l’ha accompagnato a curarsi a Villa Maraini. Io qui ci sono venuta da sola, disperata dopo una notte di assunzione folle di cocaina, sono stata la ‘Fata’ di me stessa perché alla fine le favole non esistono, ma la voglia di riscatto quella è reale e la porterò avanti con tutta la forza possibile” ci saluta Valentina.
CLICCA QUI PER VEDERE IL VIDEO
A cura di Stefano Spada Menaglia
Area Comunicazione Fondazione Villa Maraini-CRI