Le interviste a 4 utenti  del Centro Alternativo alla Detenzione di Villa Maraini

Angelo 48 anni ex cocainomane:

Ho cominciato a fare uso di sostanze stupefacenti a 15/16 anni fumando hashish, poi sotto il militare ho cominciato a toccare la cocaina e l’eroina.. da lì.. piano piano i soldi non ti bastano più, così ho cominciato a spacciare. Pure durante il militare ho spacciato fumo. Questo mi serviva per non far capire in famiglia quanti soldi stessi spendendo per la droga. Finito il militare, a 20 anni, ho iniziato a lavorare con mio padre ma comunque il week end spacciavo. Nel 1992 il primo arresto; poi da lì mi hanno ripreso un altro paio di volte, perché in quell’epoca non esisteva il concetto di “uso personale”, se ti trovavano droga addosso era un reato. In comunità non volevo andare ero troppo piccolo per capire di avere una dipendenza, quindi in famiglia sono iniziati a nascere problemi, me ne sono andato e ho iniziato a spacciare seriamente. Inizia per me un entra e esci continuo dal carcere; quando uscivi cercavi di mettercela tutta, ma ricascavi subito. Nella mia famiglia nessuno ha precedenti, mio fratello non fuma nemmeno le sigarette, è sposato con figli, io solo sono uscito così. La droga poi ti porta a fare reati per soddisfare il bisogno continuo di soldi per comprarla.  Quando ti alzi la mattina vuoi subito stare bene e quindi ti devi fare, ma io non volevo rubare quindi spacciavo. Come ho detto non volevo andare in comunità perché pensavo che dovesse venire da me la voglia di smettere ma mi sbagliavo perché da soli non ci si riesce. Quindi ancora carcere dove si parla solo di reati, poi se capita droga ne fai uso, perché stando rinchiuso non ti passa la voglia di “evadere” e allora evadi con le sostanze. Dopo anni di detenzione posso dire che il carcere non è rieducativo, non si fanno attività, non si lavora e la testa va sempre lì alla sostanza, che per di più puoi procurartela e quindi impari solo a volere tutto e subito: non devi fare niente in carcere, da mangiare te lo portano, in doccia trovi acqua calda, non devi pagare la corrente, non è che stai a pensare “moh a fine mese devo pagare le bollette, devo pagare questo e devo pagare quello come faccio?”

Quindi quando esci sei abituato in quel modo, è difficile rimetterti in riga, per cambiare devi avere qualcosa da perdere, io ho perso qualcuno, ho perso Mamma, mentre entravo e uscivo dal carcere. Mi veniva sempre a trovare Mamma, anche se finivo in carcere in altre regioni, in modo instancabile, c’era sempre ai colloqui tutte le settimane, poi la malattia e l’ultima visita che le feci in ospedale dove mi disse: “guarda che io me ne vado, vedi che devi fare, perché poi io non ci sarò più e ai tuoi fratelli, ai tuoi nipoti non importa nulla di te, non ti seguiranno.” E’ lì ho capito che dovevo andare in comunità, anche se pensavo che non fosse utile, perché avevo avuto l’esempio di mio cugino che fece un programma in alternativa alla detenzione e dopo 7 anni uscito, ha iniziato ad avere problemi con sua moglie e un giorno ha comprato droga ed è morto di overdose. Però sentivo che dovevo cambiare vita soprattutto dopo che mi ero trovato un lavoro come camionista, ma quando usi sostanze come l’eroina non c’è speranza: incidente, patente ritirata perché positivo alle sostanze, quindi soluzione tornare a spacciare. Per ultimo motivo ma non meno importante l’amore. Ho avuto qualche ragazza, ma tenevo tutto nascosto, se ne accorgevano, oppure glielo diceva la gente e finiva tutto. Loro ci provavano a dirmi “o io o la droga” ma io sceglievo la più forte, altre delusioni, altri fallimenti. Mi avevano parlato di Villa Maraini e così ho deciso si venire al Centro Alternativo alla Detenzione per curarmi. Ho capito subito che era diverso rispetto al carcere, riesci a confrontarti con persone che non pensano a parlare solo di reati e poi con gli operatori e psicologi che ti dicono “devi fare questo, devi lavorare, devi avere la consapevolezza che ogni mattina devi alzarti con uno scopo…”, invece fuori se mi alzavo la mattina e Mamma ad esempio mi diceva “devi accompagnarmi in un posto” io dicevo “aspetta mamma, tra poco torno” e non tornavo più, non pensavo alle conseguenze, ora invece vado a casa, sto vicino a mio padre e faccio tutte le cose che devo fare come una persona normale.

Francesco 51 anni eroinomane ed alcolista:

Nella mia famiglia sono tutti lavoratori, siamo 3 figli, due sorelle e io. Mia madre lavorava, perché non abbiamo avuto un padre presente, le mie sorelle si sono rimboccate le maniche ed io invece mi sono avvicinato alle droghe abbastanza presto e ho scelto la strada più facile per fare soldi. Il primo reato l’ho fatto a 13 anni, un furto d’auto. Ho iniziato a fumare erba poi a 15/16 anni la cocaina. I soldi non ti bastano mai, vedi i tuoi amici che hanno cose e tu non ce l’hai, così facevo reati, ma non mi potevano mettere dentro perché ero minorenne fino a quando sono arrivati i 18 anni e mi ci hanno messo eccome! In carcere fai come vuoi, non c’è una riabilitazione tua personale, ti mettono a disposizione una scuola di 3 ore al giorno, niente reinserimento lavorativo o rieducativo. Vai a simpatia, come un po’ in ogni ambito lavorativo. Stai sul ca**o all’educatrice? Non prenderai permessi fino a fine pena. Infatti con il mio comportamento non ho usufruito di niente. Senti che sei solo un numero per loro, infatti ti chiamano una volta all’anno, ma è anche vero che sono tanti i detenuti, una educatrice magari deve seguire 100 persone, come fai a seguire veramente 100 persone in un mese? Non ce la farai mai.

Per fortuna è arrivato il momento in cui gli anni mancanti al fine pena erano quelli giusti per poter andare in comunità e ho scelto Villa Maraini. Qui ho capito che sei tu che hai in mano la tua vita, non gli altri, perché per come sono io se le cose me le imponi con la forza mettendomi in carcere, mi condanni a vita. A Villa Maraini invece, ti danno molti spazi, ti “bastonano” quando c’è da “bastonarti” e fanno bene, cioè quando c’è da darti addosso ti danno addosso, se devono farti tornare in carcere ti ci fanno tornare, ma se capisci ti lasciano i tuoi spazi, quello che serve per cambiare. Sta a te gestire i tuoi spazi, ma devi arrivare da qualche parte: per esempio dove sono io adesso, grazie al loro aiuto, sennò torni in carcere. Villa Maraini mi ha aiutato tanto ma non ti so dire se non farò più reati, ti dico la verità, anche se attualmente ti dico di no, perché non ci penso proprio. Sto bene con me stesso e con la mia famiglia. Poi la droga ormai è un anno che non la tocco.

Ho avuto una ricaduta qui in comunità ed ho rischiato di tornare in carcere ma è stato un anno fa, ora sto bene e spero di uscire per tornare guarito da mia moglie e mia figlia.

Orlando 35 anni cocainomane:

Il primo reato l’ho fatto a 14 anni perché la mia famiglia, non se la passava bene, ero l’unico maschio di quattro figli, mia madre era vedova. Io in comitiva con gli amici mi vedevo povero, quello che aveva meno cose di tutti. Per potermi equiparare a loro ho iniziato a 14 anni a spacciare fumo. Da minorenne non mi hanno mai preso, fino alla prima volta che però ormai avevo 18 anni. Spacciavo ad alto livello e guadagnavo tanto. Sono uscito subito perché ero incensurato ma ho proseguito e ho iniziato ad usare sostanze, quindi mi servivano sempre più soldi. Beccato di nuovo, sono rientrato e ho fatto 3 anni. Poi sono riuscito e mi hanno arrestato per possesso di stupefacenti e mi sono fatto altri 5 anni, poi altri 5 anni, poi ancora 5 anni, uscivo ed entravo. Usavo cocaina, tanta cocaina.

Ho una famiglia normalissima che non ha preso molto bene la mie carcerazioni. Le mie sorelle si erano accorte di qualcosa ma mia madre no, perché le nascondevo tutto quello che facevo, inventavo sempre qualche storia; una volta ho detto che avevo fatto 13 al totocalcio, le ho portato la schedina che avevo comprato da un tipo che l’aveva già riscossa: 260 milioni di lire. Le mie sorelle erano preoccupate per me, ma cosa potevano dirmi? Non avevano strumenti per farmi smettere. Il carcere non mi ha fatto nè caldo nè freddo. Ho vissuto detenzioni serene, tornare in carcere non mi ha mai spaventato. In carcere trovi sempre gli stessi, sempre le stesse facce, non cambiano mai. In carcere gira tanta doga. Io ne facevo uso raramente, però ce n’è tanta. Chi entra in carcere per una stronzata, ne esce delinquente, perché non ti dà la possibilità di reinserirti e ti incattivisci, poi stai sempre in mezzo alla marmaglia che c’è e ne esci peggio di quello che sei entrato. In carcere conosci persone, per esempio se io sono un rapinatore, mi arrestano entro e conosco uno spacciatore grande e importante, un pezzo grosso, ecco quando esco magari divento pure spacciatore, o viceversa. Ammetto che io sono venuto a Villa Maraini per svoltare la galera, però sto cercando di prendere il più possibile, poi se mi è utile bene, se non mi è utile c’ho provato. In generale penso che la comunità se la fai la devi fare perché la vuoi fare tu, deve partire da te, dipende da come la affronti sennò perdi tempo. Io sto qua da un anno, ad agosto finisco la condanna e il programma lo finisco ad ottobre/novembre, quando uscirò per ora ti dico che non vorrei tornare alla vita di prima, perché non mi piace più, quindi vorrei, sempre se me ne daranno la possibilità, fare qualcos’altro invece dei reati. Cioè io so fare questo: le rapine, lo spaccio ecc. Se mi daranno la possibilità di fare altro, io ci proverò a farlo!

Ho due figli, uno di 20 anni e una di 9 anni, la piccola ancora non sa niente, pensa che qui ci sto lavorando. Quando mi hanno arrestato 20 anni fa, mia moglie era incinta, sono uscito dal carcere che mio figlio aveva già 10 anni, non me lo sono vissuto. Invece la femmina l’ho cresciuta fino a che non è arrivata l’altra condanna e ho capito che sarebbe stata male infatti così è stato, ha iniziato ad andare male a scuola e l’abbiamo mandata dallo psicologo. Tanti dicono che uno smette di fare i reati quando ha qualcosa da perdere: io lo farò per i figli.

Ferdinando 52 anni eroinomane:

In famiglia erano tutti “normali”, lavoratori: mio padre impiegato all’Atac, mia madre faceva le pulizie in Polizia, mio fratello più grande vari lavori. Io invece a 15 anni ho iniziato subito a fare uso di droghe, stavo con quelli più grandi, mi sentivo un ribelle. Ho iniziato con l’hashish e poi subito la cocaina che me la sono portata fino ad ora. L’Eroina mai, perché quando ho iniziato io non era ben vista, era una cosa off limits. Quando ero in comitiva vedevo sempre gli altri che avevano i soldi, anche perchè a 15 anni non è che si lavora. Sono andato a scuola fino alla seconda media, la terza l’ho presa con la serale perché non c’era proprio verso. Sono andato subito a lavorare, facevo il gommista, ma con 70 mila lire a settimana non è che ci facevi tanto, in più vedevo gli amici che stavano in giro tutto il giorno e guadagnavano tanto, chi aveva il motorino, chi andava sempre a mangiarsi la pizza e io?! Io avevo solo 70 mila lire a settimana che finivano subito. Poi ho iniziato a crescere e andando a ballare ti ci volevano 200/300 mila lire a settimana, quindi ero affascinato da quelli più grandi che avevano i soldi per fare tutto.

Ma il problema non era solo non avere i soldi, perché per la mia generazione a 15 anni era pure difficile comprarla la cocaina, mi spiego meglio: non te la vendevano proprio se eri pischello. Dovevi fare mille giri e chiedere al fratello di quello o di quell’altro, per farti prendere magari 1g di cocaina, perché non era come oggi che un ragazzetto di 15 anni va diretto dallo spacciatore di 30 anni, gli porta i soldi e quello gli dà la cocaina. Ai miei tempi se chiedevi la cocaina a 15 anni ad uno spacciatore quello prima ti menava, poi ti portava da tuo fratello più grande che ti menava, che poi ti portava a sua volta da tuo padre che ti menava un’altra volta! Insomma non era come oggi che tra l’altro con 10 euro ti droghi. Prima la cocaina costava 200 mila lire al grammo , quindi ho cominciato a spacciare.

Per lo spaccio non mi hanno mai preso. Il primo reato vero che ho fatto avevo 21 anni, ho fatto una rapina in un ospedale, 200 milioni delle vecchie lire. Ho sequestrato tutti quelli che erano lì, pensavo di avercela fatta ma mi hanno arrestato. Una volta uscito ho iniziato a lavorare e non mi drogavo più, mi sono specializzato, ho iniziato a riparare le caldaie, ma ho ricominciato ad abusare, perché lavorando guadagnavo e non lo so, ma lo sballo della cocaina è una cosa che chi non la usa non lo può sapere, ma te lo porti dietro tutta la vita. Se stai stressato, nel momento che la usi stai in paradiso. La situazione ovviamente mi è sfuggita di mano. Quindi ho fatto un percorso con il mio SerD, mi sono trovato molto bene, fumavo solo le canne la sera, arrivavo a casa, dopo aver staccato dal lavoro e mi facevo una canna per rilassarmi, era come una tisana diciamo. Poi ho avuto dei problemi mi è venuta una brutta depressione, mi hanno rubato il furgone, avevo dovuto chiudere due aziende, sono rimasto chiuso in casa tre mesi, poi ho preso ad assumere e me ne sono andato di casa. Ho vissuto per strada, ho ricominciato a drogarmi di brutto e per avere i soldi ho ricominciato a fare gli impicci. Dopo un anno mi hanno arrestato e lì la svolta, perché una volta sono venuti gli operatori del progetto carcere di Villa Maraini a parlare con me, per delineare un’idea di programma terapeutico. La comunità per molti aspetti serve. Se ti vuoi riprendere ti serve, da solo non ce la fai. Se vai in comunità solo per uscire dalla galera non ti può servire, se invece vieni motivato, a Villa Maraini ti aiutano parecchio, soprattutto gli psicologi. Io ho riscoperto tante cose di me, prima ero un tipo molto agitato avevo problemi anche con mia moglie, ora stiamo facendo anche terapia di coppia qui, così mi sto riprendendo la famiglia e tutto il resto; mi sto riorganizzando per riaprirmi un’azienda e penso che ce la farò.

il testo è tratto dalla tesi di laurea di Serena Mari: “La recidiva di reato

rielaborazione a cura di Stefano Spada Menaglia 

Area Comunicazione Fondazione Villa Maraini ONLUS