Durante la mia permanenza presso la Comunità di Villa Maraini ho avuto l’occasione di partecipare alla riqualificazione della zona di Tor Bella Monaca.
Devo ammettere che inizialmente ero un po’ restio, non perché mi mettesse paura lavorare con i miei compagni detenuti del Centro Alternativo alla Detenzione di Villa Maraini-CRI (CAD) ma perché mettermi al servizio della comunità e della popolazione era una cosa totalmente nuova, anche perché fino a qualche tempo fa concepivo il prossimo solo come fonte di lucro da sfruttare e poi lasciare al suo destino, ma poi tutto è cambiato…

La prima volta che andai a Tor Bella Monaca era un sabato soleggiato e pensai “questa è una buona occasione per uscire”. Arrivati con il mezzo di Villa Maraini-CRI, l’operatrice Camilla Marra ha parcheggiato in una piazzola dove era già presente il camper del presidio del’Unità di Strada della mia comunità, con dentro il coordinatore Giancarlo Rodoquino. Inizia subito il lavoro con il decespugliatore non curandomi di quello che realmente mi succedeva intorno, fino a quando un residente della zona, che si era recato a prendere le siringhe sterili che distribuiscono gli operatori di Villa Maraini-CRI, ha avuto un malore. Tecnicamente parlando si trattava di un inizio di overdose. Lì ho capito il vero significato di quel presidio cioè salvare e tutelare le persone affette dalla più grande piaga sociale che l’uomo abbia mai conosciuto : la droga. In pochi secondi ho visto tre operatori che tempestivamente con professionalità, ma anche dolcezza, hanno preso in mano la situazione ed hanno iniettato il Naloxone al ragazzo che dopo essersi ripreso, con emozione, ringraziava tutto lo staff per avergli salvato la vita da overdose.
Quell’evento mi ha fatto cambiare il mio punto di vista rispetto a come ero arrivato. Premetto che non era la prima volta che assistevo ad un overdose con la morte di un amico a San Basilio, ma la cosa fino a quel momento mi aveva lasciato indifferente; forse per abitudine o perché anche io ero drogato e ancora perché io a mia volta contribuivo a quelle morti, essendo una parte attiva nella mia zona, nel traffico di stupefacenti. Invece quella volta mi sono sentito fiero di essere stato parte, anche se in maniera marginale, a quell’ iniziativa di riscatto sociale, facendo per la prima volta del bene verso il prossimo. Mi sento in imbarazzo a dirlo, ho provato anche una sorta di rimorso verso le centinaia di ragazzi ai quali vendevo droga, magari causando la loro morte e questo mi ha creato un grande conflitto interno che ancora sto risolvendo. Così dopo quella prima volta, ho iniziato a gioire del fatto di contribuire a riqualificare la zona di Tor Bella Monaca, dove la gente inizialmente curiosa, ma anche diffidente, si avvicinava chiedendoci chi fossimo a fare questa attività al posto del Comune di Roma, chi mai si facesse carico dei costi non indifferenti dell’operazione, ma poi dopo avergli spiegato che ero un detenuto e che tramite Villa Maraini-CRI stavo svolgendo questo servizo di “giustizia riparativa, mi fecero un bel sorriso ringraziando. Questo mi ha fatto sentire bene e soddisfatto di quello che stavo facendo, per me è stato come chiedere scusa a tutti, per la mia condotta disdicevole verso la popolazione che avevo tenuto in passato e da quel giorno ho continuato a fare tale attività sentendomi di volta in volta meglio, soprattutto la mattina quando mi guardo allo specchio consapevole di essere stato vittima e carnefice per colpa della droga. 
Forse è la prima volta che inizio a vedere un po’ di luce in fondo al tunnel oscuro della mia vita, fatta di violenze, sofferenza, coercizioni fisiche e psichiche verso gli altri e di reati causati dalla mia dipendenza da sostanze. Ad oggi posso dire solo grazie al CAD ed ai suoi operatori e che come dice la canzone “rinasca un fiore su un fatto brutto…”
Grazie a tutti
F.